Negli ultimi mesi, scorrendo i social media, è impossibile non notarlo: sempre più ristoranti, bar e piccole attività commerciali pubblicano video con i loro titolari come protagonisti. Il proprietario che presenta il piatto del giorno, che racconta la storia del locale o che partecipa a qualche trend virale è diventato quasi un cliché.
Questa esplosione di contenuti video non è casuale. TikTok ha rivoluzionato il panorama dei social media con il suo formato breve e coinvolgente, mentre Meta ha risposto con una spinta massiccia verso i Reels sia su Instagram che su Facebook. L’algoritmo di queste piattaforme premia visibilmente i contenuti video, offrendo una portata organica significativamente maggiore rispetto ai post statici. Questo cambio di paradigma ha reso il video non più un’opzione, ma quasi una necessità per chi desidera rimanere visibile nel feed sempre più competitivo dei social media.
Ma c’è un problema evidente: la maggior parte di questi video sono, senza mezzi termini, brutti. Titolari visibilmente a disagio, inquadrature traballanti, audio incomprensibile e un imbarazzo palpabile che trasuda dallo schermo.
E non è solo un problema di autoproduzione. Sorprendentemente, anche molte agenzie di marketing stanno producendo contenuti video di qualità discutibile. Nonostante si presentino come esperti del settore, spesso consegnano prodotti che mancano di professionalità, creatività e allineamento strategico con il brand del cliente. L’urgenza di cavalcare l’onda dei video brevi ha spinto anche professionisti del settore a sacrificare la qualità sull’altare della quantità, con risultati altrettanto deludenti.
Perché questa esplosione di video “fai-da-te”?
Il fenomeno non è casuale e ha radici precise:
- Il sogno della viralità: Casi isolati di video amatoriali diventati virali alimentano speranze irrealistiche di successo immediato.
- Democratizzazione della tecnologia: Oggi chiunque possieda uno smartphone può diventare produttore di contenuti video. La barriera tecnologica è praticamente scomparsa.
- Ricerca di autenticità: I consumatori, soprattutto Gen Z e Millennials, privilegiano sempre più l’autenticità rispetto alla perfezione professionale. Vedere il volto di chi gestisce il locale crea un senso di connessione diretta.
- Percezione di risparmio: Realizzare un video in-house sembra un’alternativa economica rispetto all’assunzione di professionisti del video marketing.
- FOMO (Fear Of Missing Out): La paura di rimanere indietro rispetto ai concorrenti spinge molti titolari a saltare sul carro dei trend senza la necessaria preparazione.
L’intenzione è buona, l’esecuzione è il problema
L’idea di base è valida: mostrare il volto umano dietro un’attività può essere una strategia vincente. L’autenticità, quando ben veicolata, costruisce fiducia e fidelizzazione.
Tuttavia, la realtà è che la maggior parte di questi tentativi fallisce miseramente per motivi specifici:
- Carenza di competenze tecniche: Realizzare un video efficace richiede conoscenze di base su illuminazione, inquadratura, audio e montaggio.
- Protagonisti riluttanti: Non tutti nascono per stare davanti a una telecamera. Un titolare visibilmente a disagio trasmette nervosismo anziché fiducia.
- Assenza di strategia: Video creati sull’onda dell’entusiasmo, senza un obiettivo chiaro o un messaggio definito.
- Imitazione acritica: Copiare format virali senza adattarli alla propria realtà risulta in contenuti forzati e privi di personalità.
- Perdita dell’identità di brand: Nell’inseguire i trend del momento, molte attività dimenticano completamente il loro posizionamento sul mercato, producendo contenuti che potrebbero funzionare per chiunque ma che non rafforzano l’identità distintiva del brand.
- Focus sul prodotto, non sulla storia: Trasformare ogni video in uno spot pubblicitario esplicito è il modo migliore per allontanare il pubblico.
Il prezzo dell’improvvisazione
Un video mal realizzato non è semplicemente inefficace – può essere attivamente dannoso:
- Deteriora l’immagine aziendale: Un video scadente comunica trascuratezza e scarsa professionalità, facendo sorgere dubbi sulla qualità complessiva del servizio offerto.
- Genera l’effetto opposto: Anziché creare connessione, un video imbarazzante può diventare motivo di derisione o, nel migliore dei casi, essere ignorato.
- Rappresenta uno spreco di risorse: Tempo, energia e attenzione investiti in contenuti inefficaci sono risorse sottratte ad attività potenzialmente più produttive.
Come trasformare l’intenzione in risultati concreti
Per chi gestisce un’attività e desidera comunque sfruttare il potere dei video, ecco alcuni consigli pratici:
1. Partire da un obiettivo chiaro
Prima di accendere la telecamera, chiedersi: cosa voglio ottenere con questo video? Aumentare la notorietà? Presentare un nuovo prodotto? Raccontare la storia del locale? Ogni video dovrebbe avere uno scopo definito.
2. Pianificare, anche minimamente
Anche 30 secondi di improvvisazione totale possono risultare caotici. Una breve scaletta dei punti da toccare farà la differenza.
3. Puntare sull’autenticità preparata
Non serve recitare, ma nemmeno parlare completamente a braccio. L’autenticità funziona quando è supportata da una minima preparazione.
4. Curare gli aspetti tecnici di base
Un audio pulito e una buona illuminazione sono più importanti di una telecamera costosa. Investire in un microfono esterno economico può trasformare radicalmente la qualità percepita.
5. Concentrarsi sulle storie, non sui prodotti
Le persone si connettono alle storie. Raccontare l’origine di una ricetta, la filosofia del locale o un aneddoto interessante genera molto più coinvolgimento di un elenco di piatti disponibili.
6. Mostrare passione autentica
L’entusiasmo è contagioso. Se il titolare è genuinamente appassionato di ciò che fa, questo trasparirà anche attraverso le imperfezioni tecniche.
7. Riconoscere i propri limiti
Se proprio non ci si sente a proprio agio davanti alla telecamera, è meglio optare per altre strategie o coinvolgere chi nel team ha maggiore predisposizione.
8. Considerare collaborazioni mirate
Per contenuti chiave, collaborare con professionisti o creator esperti può essere un investimento piuttosto che una spesa. Attenzione però: anche nella scelta di un’agenzia è fondamentale verificare il portfolio video e assicurarsi che comprendano realmente il posizionamento della tua attività.
9. Mantenere la coerenza con il posizionamento del brand
Ogni trend seguito, ogni formato adottato deve essere filtrato attraverso la lente dell’identità aziendale. Un ristorante di alta cucina che imita i trend giovanili di TikTok rischia di confondere il proprio pubblico target. La domanda da porsi sempre è: “Questo contenuto, oltre a seguire un trend, rafforza anche ciò che rende unica la mia attività?”
Qualità, coerenza e strategia
Il messaggio fondamentale è triplice: puntare sulla qualità piuttosto che sulla quantità, mantenere la coerenza con il proprio posizionamento di mercato e agire sempre con una strategia chiara. In un’epoca di sovraccarico informativo, i contenuti mediocri o incoerenti vengono rapidamente scartati e possono danneggiare la reputazione faticosamente costruita.
L’autenticità resta un valore prezioso nel marketing, ma deve essere veicolata con un minimo di competenza. La buona notizia è che non servono budget hollywoodiani: con qualche accorgimento di base, anche video realizzati con risorse limitate possono risultare efficaci e coinvolgenti.
La vera domanda che ogni titolare dovrebbe porsi non è “Come posso realizzare velocemente un video per i social?”, ma “Come posso creare contenuti che riflettano autenticamente i valori e la qualità della mia attività?“.